Paesaggi
Culturali

La ricerca e la proposta di una didattica del patrimonio in armonia tra arte e scienza. Nuove forme di valorizzazione.

Il progetto di ricerca

Paesaggi Culturali è un progetto di ricerca condotto dal Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Milano Bicocca che ha come obiettivo la messa a punto di nuovi strumenti per la fruizione del patrimonio paesaggistico e storico-artistico di Villa Carlotta, Isola Comacina e Orto Botanico di Bergamo.

A partire dai dati raccolti sono state proposte alcune pratiche sperimentali, volte ad un maggior coinvolgimento (sensoriale, emozionale, fattivo) dei visitatori ed è stato definito un format, denominato VIP (Visitor in Practice), che prevede l’ingaggio del pubblico attraverso la distribuzione ai visitatori di un kit contenente diversi strumenti e un elenco di attività che si possono svolgere autonomamente durante la visita.  
La ricerca ha puntato ad armonizzare due linguaggi differenti, scientifico e umanistico, lavorando sul tema del paesaggio che nelle sue molteplici declinazioni, dal giardino all’ambiente urbano, ben si presta a coniugare gli ambiti artistico, scientifico e storico.

Finalità:
Ricerca
Ricercare nuovi strumenti per la fruizione del patrimonio storico-artistico delle tre località dando vita a percorsi e ad azioni specifiche per armonizzarne l’offerta.

Coinvolgere
Coinvolgere attori differenti attingendo a un vasto patrimonio di pratiche e beni legati alle peculiarità dei luoghi e alle competenze sviluppate.

Potenziare
Potenziare la connessione tra arte e scienza attraverso l’istituzione di percorsi interdisciplinari.

Metodologia e strumenti:
Ricerca-azione
Si prevede la rilevazione delle pratiche esistenti e l’osservazione del pubblico per mezzo di interviste, questionari e focus group.
A partire dai dati raccolti sono state proposte pratiche sperimentali, volte ad un maggior coinvolgimento (sensoriale, emozionale, partecipativo) dei visitatori.
In particolare, si è fatto riferimento ai campi di ricerca del progetto EST, intendendo il museo come strumento di apprendimento attivo, in cui realizzare esperienze pratiche, funzionali alla crescita intellettuale. Il modello educativo è la metodologia hands-on, minds-on propria della didattica informale applicata nei musei scientifici.

Risultati attesi:
Ampliare l’utilizzo della metodologia hands-on e minds-on all’ambito disciplinare storico-artistico e archeologico, rendendo maggiormente fruibile al pubblico scolastico e della terza età il patrimonio affrontato. Coinvolgere in modo attivo nuovi pubblici, in particolare gli studenti degli istituti tecnici e gli over 60, formando una nuova tipologia di fruitore responsabilizzato fortemente motivato e meglio orientato.
Recuperare i saperi dei pubblici coinvolti, valorizzandoli per creare una rete di fruitori consapevoli e in grado di interagire come protagonisti nella tutela e diffusione del patrimonio delle proprie zone di appartenenza.

Temi: arte, scienza e paesaggio

Platone diceva che le cose belle sono difficili.
Di norma, se eliminiamo tutte le sovrastrutture della conoscenza, il paesaggio è bello.. come l’arte? No, a detta dei più, l’arte è difficile! L’arte, sopratutto quella contemporanea, ha bisogno di almeno una teoria per essere compresa. L’arte, secondo la concezione comune, necessita di una spiegazione per esser fruita.


Sulla scorta di questo pensiero la scienza è certamente bella, ma ancor più difficile perché per esser compresa non solo occorre almeno una teoria, ma anche una sperimentazione e, avendo il tempo, una costante osservazione dei fenomeni. La scienza però permette di pasticciare e, come dice Boncinelli il genetista, all’uomo pasticciare piace tantissimo. Dunque la scienza è difficile, ma ha una sfera piacevole, divertente..possiamo dire che i divulgatori, attraverso l’applicazione del metodo scientifico all’esposizione di una teoria, hanno reso la scienza accessibile.
Il paesaggio è bello (certamente tralasciando alcuni “errori” umani), ma tutti sanno cos’è un paesaggio, senza bisogno di una teoria. Fin da bambini siamo “costretti” a imparare a riconoscere il paesaggio che ci circonda per poter ritornare a casa senza perderci.
Il paesaggio è bello (certamente tralasciando alcuni “errori” umani), ma tutti sanno cos’è un paesaggio, senza bisogno di una teoria. Fin da bambini siamo “costretti” a imparare a riconoscere il paesaggio che ci circonda per poter ritornare a casa senza perderci. Paesaggi culturali, parte da questi semplici assunti per valorizzare il patrimonio culturale. Diciamo per comodità di pensiero e prendendo le mosse da Paolo D’Angelo che il paesaggio è la natura percepita attraverso una cultura. Definire un ambiente paesaggio, significa che per percerpirlo come tale occorre uno strumento: la cultura, che potrebbe esser il risultato di una teoria o di un esperimento, di un’esperienza, ma potrebbe esser anche il frutto di saperi e relazioni stratificatesi nel tempo e nella nostra coscienza.

I patrimoni coinvolti

Definire un paesaggio culturale, significa dargli una connotazione patrimoniale, nel senso di bene culturale, per questo il progetto prende in considerazione tre realtà differenti per tipologie patrimoniali:

Isola Comacina, l’isola del Lario che conserva le rovine romaniche e le case razionaliste di Lingeri in un ambiente naturale spontaneo incorniciato dal lago e dalle due sponde comasche.

Orto Botanico Lorenzo rota di bergamo, dove la natura si musealizza per studio, conservazione e divulgazione, nell’antica città alta da cui lo sguardo spazia sulla città “nuova”.

Villa Carlotta, una villa di delizie che contiene opere neoclassiche e romantiche (da Canova ad Hayez) incastonata in una paesaggio cesellato dalla mano esperta dell’uomo: il giardino, in costante rapporto con il lago.

Tre realtà che mettono insieme arte e scienza e che sono accomunate da un panorama caratteristico e caratterizzante. Queste tre realtà mostrano almeno tre paesaggi culturali.

Alcuni visitatori hanno voluto condividere con noi il loro personale punto di vista in occasione di VIP, Visitor In Practice, dietro ad ogni racconto c’è un biografia…un’anima. C’è chi ha amato a tal punto questo luogo da cambiare residenza, regione, città: vita. C’è chi è qui in vacanza. C’è chi ha tanti ricordi e chi pur vivendo nei paraggi non ci era mai stato.. e tu? potresti essere il prossimo VIP?

La sfida

Paesaggi Culturali è un modo alternativo per approcciarsi ai beni culturali, una “filosofia” secondo cui il fruitore di un’esperienza culturale non solo può spaziare in un unico luogo tra diverse tipologie di bene culturale, ma può, anzi deve partecipare alla costruzione dei saperi perché il patrimonio culturale non sia più percepito come una statica collezione di cose morte che hanno una storia da imparare passivamente, ma come un giacimento di storie da poter sollecitare costantemente per svago e per conoscenza.


La sfida del progetto Paesaggi Culturali consiste nel cercare di usare l’approccio scientifico nella fruizione dell’arte e nel portare della poesia, usando la metafora del paesaggista Dixton Hutton, nella fruizione del paesaggio. La poesia intesa come un metodo che non avendo l’opportunità della catalogazione, traccia relazioni spaziali alternative, immaginarie e per sua natura si muove costantemente tra l’ambiguità, l’intuizione e la creazione.  

Carlo Rovelli, il fisico, spiegando la più bella delle teorie scientifiche ( la relatività generale, di Einstein) ha scritto: ci sono capolavori assoluti che ci emozionano intensamente, il Requiem di Mozart, L’Odissea, la Cappella Sistina, Re Lear..coglierne lo splendore può richiedere un percorso di apprendistato. Ma il premio è la bellezza. E non solo: anche l’aprirsi ai nostri occhi di uno sguardo nuovo sul mondo.